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Riforma Reddito di Cittadinanza: coinvolgimento delle agenzie per il lavoro private e apprendistato senza limiti anagrafici.

Continua il dibattito in merito alla proposta di modifica del Reddito di Cittadinanza contenuto nel disegno alla legge di Bilancio 2023.

In particolare, dal prossimo 1 gennaio, alle persone tra 18 e 59 anni ritenute occupabili e che non abbiano nel nucleo familiare disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età e che non siano donne in gravidanza, il reddito di cittadinanza sarà riconosciuto nel limite massimo di 8 mesi.

Viene, inoltre, introdotto per i percettori di RdC l’obbligo di partecipazione ad attività formative di qualificazione riqualificazione professionale per un periodo non inferiore a sei mesi, pena la decadenza dal beneficio.

Si perderà, altresì, il diritto al reddito anche nel caso in cui si rifiuti la prima offerta di lavoro congrua o nell’ipotesi in cui il percettori non risulti residente in Italia.

Il Governo ha comunque annunciato la volontà di giungere entro il 2024 ad una profonda revisione della misura se non addirittura alla definitiva soppressione.

Il punto chiave sembra quindi quello di far sì che i percettori di reddito di cittadinanza ritenuti “occupabili, mediante l’ausilio di specifiche misure di accompagnamento finalizzate alla qualificazione e riqualificazione, possano essere progressivamente inseriti o reinseriti nel mercato del lavoro.

Dal punto di vista soggettivo, secondo i dati ANPAL, gli occupabili sarebbero circa 600 mila, per il 75% residenti nel Mezzogiorno. Di questi circa 480 mila non hanno mai avuto alcuna esperienza lavorativa negli ultimi tre anni, circa due su tre hanno solo la licenza media e quasi la metà, ovvero il 48%, ha più di 40 anni.

In questo modo, nel merito della riforma, il Governo intende sostituire il RdC con due misure; una rivolta a coloro che non sono in condizione di lavorare che continueranno a beneficiare di una misura di sostegno al reddito e l’altra destinata a quelli che – invece – lo sono e che dovranno in tempi brevi trovare un’occupazione. Si vorrebbe affrontare così un limite intrinseco del Reddito, il sovraccarico di obiettivi: voler essere, contemporaneamente, una politica di contrasto alla povertà e una politica attiva del lavoro. Scelta già peraltro adottata da 8 Paesi Europei tra i quali Germania, Spagna e Austria.

Alla luce di tale riforma, appare indispensabile avviare in tempi brevi adeguati meccanismi di politiche attive per sostenere il rapido inserimento nel mercato del lavoro dei soggetti “occupabili” che entro il 2023 perderanno il diritto la RdC.

In tal senso, è auspicabile che la riforma si concentri principalmente su tale aspetto anche per evitare di mettere a rischio la tenuta sociale del nostro paese.

E’ su questo punto, nelle more che si affronti l’annoso problema inerente la riforma del nostro sistema di politiche attive, che il Governo dovrebbe favorire la nascita di una rete di servizi per il lavoro che preveda il coinvolgimento di soggetti privati quali le Agenzie per il lavoro, le parti sociali e gli enti bilaterali oltre che le scuole e le università al fine di sostenere il rapido l’inserimento lavorativo dei suddetti percettori. di reddito

La recente esperienza ci ha confermato che il solo sistema di collocamento pubblico non appare in grado di affrontare tale sfida.

Le agenzie per il lavoro private, oltre a garantire un maggiore radicamento nel territorio e una continua relazione con il sistema produttivo, potrebbero innescare meccanismi di incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro molto più efficaci.

Inoltre, per lo svolgimento di tali servizi andrebbero previsti specifici incentivi da riconoscere ai suddetti operatori privati ad esito certo dell’ inserimento in azienda dei destinatari di reddito, precedentemente orientati e formati rispetto alla domanda di lavoro.

L’integrazione tra pubblico e privato con il riconoscimento di opportuni “bonus assunzionali” per gli operatori privati che riuscirebbero a collocare tali soggetti innescherebbe meccanismi concorrenziali a vantaggio del raggiungimento dell’ obiettivo occupazionale.

Appare contestualmente utile rafforzare il ricorso al contratto di apprendistato quale principale strumento di collegamento tra mondo dell’istruzione e formazione e mondo del lavoro, ampliando il contratto di apprendistato professionalizzante senza limiti anagrafici anche ai percettori del Reddito di Cittadinanza, come già previsto ai sensi dell’articolo 47 comma 4 del D.Lgs. 81/2015 per i percettori di trattamenti di disoccupazione.

Tale deroga ai limiti di età del contratto di apprendistato professionalizzante rappresenterebbe un’importante opportunità sia per le aziende che avrebbero un costo del lavoro ridotto nonché per i lavoratori che potrebbero beneficiare di un percorso formativo/lavorativo utile ad acquisire e rafforzare e le proprie competenze professionali.

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