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L'importanza del Mobility Manager: intervista al Presidente Salvatore Vigorini

Il Decreto Rilancio (DL 34/2020, convertito in Legge 77/2020) ha stabilito l’obbligatorietà del Mobility Manager per le aziende con più di 100 dipendenti, localizzate in un capoluogo di Regione, in una Città metropolitana, in un capoluogo di Provincia o comunque in un Comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti.

In particolare, tali imprese (e anche le PA) sono tenute ad adottare, entro il 31 dicembre di ogni anno, un Piano degli Spostamenti Casa Lavoro (PSCL) del proprio personale dipendente. Anche quelle che non rientrano in questi parametri, possono comunque procedere facoltativamente all’adozione del PSCL del proprio personale dipendente.

Lo scenario delineatosi con la nuova legge sembrerebbe suggerire che oggi il mobility management sia divenuto un fattore ancor più importante per le imprese. Ne abbiamo indagato i motivi insieme a Salvatore Vigorini, Presidente del Centro Studi InContra.

Perché ritiene che oggi si sia tornato a parlare della figura del Mobility Manager?

Per rispondere a questa domanda è utile comprendere come l’emergenza pandemica legata al Covid-19 abbia modificato o accelerato determinati processi cruciali per l’affermazione del Mobility Manager. Si possono infatti individuare almeno due tendenze o processi, influenzati dal Covid, che stanno avendo e avranno riflessi significativi sulla domanda di mobilità:

  1. La diffusione di forme di lavoro che prevedono maggiore flessibilità oraria e che si può ipotizzare rimangano sostanziali, comportando evidenti effetti sulla mobilità;
  2. L’aumento dell’attenzione verso la travel safety a causa della paura del contagio, ossia l’aumento della consapevolezza da parte di chi utilizza strumenti condivisi di mobilità, come il trasporto pubblico, verso le questioni di salute e igiene. Questo perché tale attenzione sta favorendo l’utilizzo di forme di mobilità alternative, come la bicicletta e i monopattini elettrici.

L’azione del Mobility Manager è particolarmente importante, dato che gli spostamenti casa-lavoro sono da sempre i maggiori responsabili della congestione del traffico, dell’incidentistica stradale e di emissioni di CO2. Questo è valido ieri come oggi. Ma le aziende, oggi, stanno sempre più prendendo coscienza della propria “responsabilità sociale” e del fatto che razionalizzare gli spostamenti del personale apporta benefici per il dipendente, per l’organizzazione e per la collettività.

Quali possono essere questi benefici?

Il mobility management è a tutti gli effetti uno strumento di attuazione delle strategie di sostenibilità, nella sua declinazione sia economica, che sociale e ambientale. Come già accennato, la figura del Mobility Manager consente di optare per delle scelte più eco-sostenibili, migliorando la qualità dell’aria e dell’ambiente circostante e riducendo le emissioni, grazie al ricorso a mezzi di trasporto a basso impatto di CO2. Questo è evidentemente un vantaggio per l’ambiente e, quindi, per la collettività. Ma migliora anche le condizioni per gli spostamenti nella propria città o comune, un beneficio che tocca tutti i cittadini, non solo i dipendenti.  I dipendenti, inoltre, vedranno diminuire i costi del trasporto e i tempi di spostamento, nonché il rischio di incidenti, fattori che determinano minori stress psicofisici e quindi benefici per la salute. Inoltre, se si ricorre a iniziative di car-pooling, è possibile incrementare anche la socializzazione tra colleghi e potenzialmente il loro benessere sociale.

Questi vantaggi toccano anche l’organizzazione poi …

Sì, è così. L’azienda ne ricava vantaggi tangibili, innanzitutto perché, migliorando la qualità di vita dei propri dipendenti migliora anche il benessere aziendale, con probabili impatti positivi sulla produttività. Ma inoltre potranno vedere una riduzione dei costi correlati agli spostamenti dei dipendenti, nonché potranno beneficiare di una maggiore regolarità nel loro arrivo alla sede di lavoro e di un aumento dell’accessibilità, che rafforza l’immagine aziendale, aperta ai problemi ambientali e dei propri lavoratori.

Ma, nel concreto, qual è il compito che spetta al Mobility Manager?

La norma afferma che il lavoro del Mobility Manager deve essere finalizzato a una riduzione dell’uso dei mezzi di trasporto privati e a una migliore organizzazione degli orari per limitare la congestione del traffico e, perciò, deve ottimizzare i trasporti da e verso la sede aziendale. Quindi, detto altrimenti, il Mobility Manager deve identificare delle strategie e delle misure da adottare per incentivare la mobilità sostenibile, sulla base delle quali predisporre un piano degli spostamenti casa-lavoro. Nella predisposizione del piano, deve poi tener conto di diversi fattori, quali ad esempio la domanda di mobilità e l’offerta di trasporto, le caratteristiche del contesto territoriale, nonché socio-economico di riferimento, i risparmi ambientali in termini di emissioni inquinanti atmosferiche, ma anche emissioni inquinanti a livello acustico e, non di meno, la sicurezza stradale e la decongestione del traffico. È dunque un lavoro complesso, ma molto importante nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.

Pensa che il Mobility Manager, in futuro, potrà giocare un ruolo ancor più importante?

Credo che le azioni del Mobility Manager potranno rientrare nel welfare aziendale e contribuire ad esso. Questa particolare figura professionale, per le sue competenze e per gli importanti risultati che può raggiungere, può infatti giocare un ruolo cruciale nella responsabilità sociale d'impresa, anche considerando gli obiettivi definiti dall’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Ritengo importante, dunque, supportare e far crescere la figura del Mobility Manager all’interno del nostro Paese.

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